Alessandra's success story

Il giorno di Natale del 2005 è nato il mio primo figlio. Il parto e il secondamento sembrarono naturali, finchè alcune ore dopo ho avuto una emorragia e sono stata riportata in sala parto dove mi è stato fatto un primo raschiamento senza anestesia, è stato messo uno zaffo e sono stata riportata in camera. Nel pomeriggio sono iniziati dolori addominali atroci (tipo spinte del parto) e viene finalmente rimosso lo zaffo e il personale si è accorto che era in corso una grave emorragia uterina, celata dalla presenza dello zaffo. Vengo portata d’urgenza in sala operatoria e mi viene praticata una seconda revisione d’urgenza della cavità uterina e mi vengono fatte due trasfusioni di sangue.

In seguito ho avuto febbre alta, sopra i 38° per alcuni giorni, finchè a casa, due settimane dopo il parto, ho avuto una terza emorragia e, dopo la corsa di ospedale, mi viene fatto un terzo raschiamento.

 

Quando, parecchi mesi dopo, ho smesso di allattare mio figlio, ho subito capito che qualcosa non andava: le mestruazioni non erano tornate normali ma ogni 28 giorni avevo solo un debole spotting di 1-2 giorni. Cercando su internet ho capito che poteva trattarsi della Sindrome di Asherman e infatti, quando un anno dopo il parto ho fatto una isteroscopia diagnostica  e successivamente una isterosalpingografia mi è stato confermata questa diagnosi. La mia Sindrome di Asherman era grave, di IV° grado, con l’utero quasi completamente chiuso, incollato dalle aderenze dovute ai raschiamenti, tranne che per una piccolissima striscia che portava fino alla tuba destra, l’unica aperta.

 

Con questa diagnosi, io e mio marito abbiamo iniziato una specie di pellegrinaggio tra vari medici italiani, nessuno dei quali ci ha dato reali speranze di riuscire a riaprire la cavità e soprattutto di poter avere un altro figlio. Tutti ci hanno scoraggiato anche solo dal tentare un intervento correttivo perché non avendo dolori durante il ciclo non sarebbe stato necessario e comunque non avremmo avuto speranze di avere un’altra gravidanza.

Disperati abbiamo infine contattato un altro medico all’estero specializzato nel trattamento di questa patologia, il quale ci diede il 40-50%delle probabilità di curare il mio caso.

Sembrava veramente poco, ma abbiamo deciso di aggrapparci a questa speranza e a giugno del 2007 ho fatto un primo intervento in isteroscopia assistita per via laparoscopica ( perché essendo l’utero quasi completamente chiuso c’era il rischio di perforarlo) al termine del quale mi è stato messo una specie di palloncino di forma triangolare per 21 giorni per evitare che le pareti dell’utero si incollassero di nuovo, una cura antibiotica per evitare il rischio di infezione e una cura di estrogeni per 60 giorni per stimolare la ricrescita dell’endometrio.

Il controllo con isterosalpingografia, fatto al termine della cura, mostrava un miglioramento della situazione ma l’utero aveva ancora una forma fortemente irregolare e anche il ciclo era migliorato solo leggermente da uno spotting di 1-2 giorni a un flusso molto leggero per 2/3 giorni.

Mi è stato perciò consigliato un secondo intervento correttivo.

 

Nel giugno 2008 ho fatto un secondo intervento correttivo identico al primo (isteroscopia assistita per via laparoscopica con palloncino per 3 settimane, antibiotici e cura ormonale per 2 mesi). L’intervento avrebbe dovuto essere più semplice del primo essendo l’utero parzialmente aperto, purtroppo però il chirurgo si è accorto che, rispetto al controllo dopo il primo intervento, le aderenze si erano nuovamente riformate come è abbastanza frequente nei casi di Asherman gravi. Comunque le aderenze vengono nuovamente rimosse e al termine del trattamento, l’esame di isterosalpingografia rivela un miglioramento della situazione anche se l’utero rimane malformato e irregolare con una strana forma a cuore per la presenza di aderenze sul fondo.

Il chirurgo ci dice che la situazione non è in alcun modo migliorabile con ulteriori interventi e che è possibile tentare una gravidanza tenendo però presenti i rischi di una gravidanza post-Asherman (tra le principali: elevato rischio di aborto sia precoce che tardivo, rottura prematura delle membrane, rottura dell’utero, placenta previa, accreta, percreta e increta, vasa previa).

 

A questo punto abbiamo anche pensato di ricorrere alla fecondazione assistita per migliorare l’endometrio e avere così maggiori probabilità di avere una gravidanza ma ben due centri ci hanno sconsigliato di intraprendere questa strada, il primo dicendo che con l’utero in queste condizioni una gravidanza sarebbe stata estremamente rischiosa e quindi sarebbe stato meglio “lasciar fare alla natura”, il secondo addirittura ci ha scritto che era “altamente improbabile” ottenere una gravidanza spontanea e che anche con la fecondazione assistita le possibilità di ottenere una gravidanza non sarebbero andate oltre il 5-7%.

 

Non ci siamo arresi ma abbiamo davvero deciso di lasciar fare alla natura e, contro ogni probabilità, nel 2009 sono rimasta incinta. Purtroppo però a 7 settimane ho avuto un aborto interno, il battito del bambino, che avevamo già visto con le lacrime agli occhi appena qualche giorno prima, non c’era più. Per evitare un altro intervento chirurgico all’utero ho chiesto di avere un aborto farmacologico ma purtroppo mi ha provocato una nuova emorragia di grosse dimensioni. Anche stavolta ho dovuto subire un raschiamento con isterosuzione e di nuovo ho avuto la febbre, oltre i 39°c, per 10 giorni.

Ad un mese di distanza ho fatto una isteroscopia diagnostica per vedere lo stato dell’utero che purtroppo presentava ancora dei residui prodotti del concepimento. Ho quindi dovuto fare un’altra isteroscopia operativa, da un bravo isteroscopista italiano, per eliminarli insieme a qualche aderenza che si era riformata.

Ad un controllo successivo ad ottobre l’utero sembrava aperto ma con ancora alcune aderenze sul fondo e un endometrio sottilissimo (4.8mm al suo massimo) e irregolare.

A questo punto ho pensato davvero che fosse finita, che non sarei mai più diventata mamma di nuovo e ho addirittura cercato l’aiuto di una psicologa per superare il lutto di una sterilità che pesava come un macigno su di me.

 

Eppure…abbiamo deciso di riprovarci un’ultima volta e…questa volta è andata bene, a giugno 2010 sono rimasta nuovamente incinta e il 28 febbraio 2011 ho finalmente abbracciato il mio secondo figlio!

Devo dire che non sono stati affatto una gravidanza e un parto facili: la mia è stata una gravidanza ad altro rischio, ho avuto le beta altalenanti e perdite nelle prime settimane, il test di Coombs positivo (ma per fortuna era dovuto alle trasfusioni fatte), poi ho sofferto di incompetenza cervicale a causa dei numerosi interventi, il collo dell’utero era a 2.3mm già a 13 settimane e a 14 ho dovuto fare un cerchiaggio preventivo, nonostante il quale il collo è sempre stato raccorciato e pervio al dito. Infine, già a 16 settimane sono iniziate le contrazioni ma per fortuna siamo riusciti a tenerle sotto controllo con dosi massicce di vasosuprina e spasmex. Già dalla 20ma settimana sono dovuta stare a riposo assoluto a letto alzandomi solo per il bagno e uscendo solo per le visite.

Nonostante tutto sono arrivata a 36+4 quando mi è stato programmato il cesareo. Anche qui ho avuto i miei problemi ma l’intervento era stato ben programmato con i medici allertati e 4 sacche di sangue già disponibili per me. Come si immaginava, la placenta aveva una larga zona di accreta e i medici hanno lavorato parecchio per toglierla riuscendo per fortuna a salvare l’utero. Purtroppo alcune ore dopo mi si era formato un coagulo enorme di sangue che mi provocava dolori atroci perché non riuscivo ad espellerlo e mi hanno dovuto fare un altro raschiamento e trasfondere 3 sacche di sangue.

 

Non so perché tutto questo sia successo a me ma so che grazie ad alcuni medici illuminati, a Dio che ha voluto rinnovare in me il miracolo della vita e…perché no…anche alla mia determinazione (o follia?), oggi abbraccio i miei figli con la consapevolezza che sono il bene più grande che ho.

Auguro a tutte le donne che lottano per avere i loro figli di avere la mia stessa fortuna.

Alessandra

Se volete contattarmi il mio indirizzo è: indpostale@katamail.com

 

International Ashermans Association

This book is dedicated to telling stories of women who were given no hope by their doctors but ended up with babies. 

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